Il Commento

Fascicolo 1


L'ultima disgrazia di Giambattista Vico

p. 3



p. 3


Il pover'uomo s'era appena svincolato dai ceppi dei sociologi e dei demopsicologi che s'imbattè nella compnia dei bandoleros detti hegeliani, gente efferatissima che tuttodì si ciba di carne cruda di filosofi e chi non mangia riduce in servitù. Il che era occorso qualche anno avanti ad un prete roveretano; e ciò occorse anche al Vico. Il quale, pur di aver salva la vita, s'affrettò a spogliarsi del suo vecchio casaccone di giureconsulto napoletano ornato di maiuscole e di caratteri in corsivo per indossare quegli abiti ponteficali che gli hegeliani dicono addirsi all'incesso filosofico, e così mosse insieme con essi su pei quattro gradi della filosofia dello spirito.
   Ma al sommo della scala quale la sorpresa e l'indignazione del buon vecchietto partenopeo al vedersi costretto li per li a rinnegare la sua Santa Madre Chiesa. Si dibattè, strepitò, recitando a gran voce qualcuna delle sue famose degnità; ma quelli a strepitar più forte e a dimostrargli la sua Provvidenza non essere altro che astuzia. E Giambattista Vico se ne consolò pensando che ugual sorte e violenza sarebbero toccate ad altri, prima e dopo di lui.

(V. Critica, 20 gennaio 1908).


◄ Back Fascicolo 1
Next ►